Recensione "La donna senza nome" di Laura Usai


Genere: mistery, thriller sul soprannaturale, fantasy

Collana: La Curatrice (vol.2)

Editore: autopubblicato

Data 1a uscita: 16 novembre 2021

Prezzo: 12,99€ (cartaceo); 3,99€ (Kindle)

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"[...] Il fatto che io sia sola al mondo è un grande vantaggio allora."

- "La donna senza nome", Laura Usai


Recensione

Mi sono presa forse un intero mese per leggere La donna senza nome, e sono contenta di averlo fatto, di essermi presa il mio tempo. 

Ormai certezza della mia libreria, Laura Usai si conferma una sicurezza nel panorama emergente italiano, anche se non so quanto sia corretta questa definizione visto che l'autrice pubblica già da un po' di anni.

Ci tengo ad introdurre questa recensione con una piccola parentesi proprio sulla scrittrice: uno dei punti di forza dei suoi libri credo sia la scorrevolezza e la semplicità del suo stile. Ambientando le vicende nel passato, spesso si può incorrere in tratti eccessivamente pomposi per avvicinarsi al modo di fare dell'epoca. In alcuni libri può funzionare, in altri rendono, a mio avviso, il tratto eccessivamente pesante.

Ma credo che questo non sia affatto il caso di Laura: la sua scrittura pulita e moderna, avvicina passato e presente in un modo in cui pochi riescono a fare

È anche per questo che ho quasi acquistato tutti i suoi libri, e non credo sia stato un caso che Il segreto della curatrice sia entrato di diritto, nel 2022, nella classifica dei miei libri preferiti (di sempre!). Un altro piccolo appunto che mi sento di fare è proprio sulla scrittrice stessa: ormai da qualche tempo chiacchiero anche con lei in privato e credo sia una delle persone più educate e gentili che abbia mai conosciuto. È pronta ad ascoltare pareri e critiche con un'umiltà da cui dovremmo prendere tutti esempio.

Ma andiamo avanti. 

Prendermi del tempo per leggere La donna senza nome è stato necessario: è un romanzo bello corposo, che introduce un nuovo scenario e nuovi personaggi. Alternando i pov di Gwen e di Judith, questo libro si presenta come di "passaggio" alla narrazione, nel senso che ha bisogno di mettere nuova carne al fuoco per quello che accadrà nei capitoli successivi della collana.

Ho molto da dire, soprattutto sullo scenario di Villa Turner: è stato praticamente il mio pov preferito di tutta la storia. Per quanto abbia amato Peter anche in questo secondo volume e la sua storia con Gwen mi abbia comunque coinvolta (anche se a volte avrei voluto entrare nel libro per urlarle contro perché... COME FAI A LASCIARTI SCAPPARE UN UOMO COME LUI?!), la nuova ship tra Edgar e Judith ha decisamente avuto il mio cuore.

Molto interessante di questo secondo capitolo è che alcuni dei personaggi sono "grigi": in loro non c'è infatti una netta distinzione tra bene e male. Nessuno è troppo buono o troppo cattivo, alcuni di loro si comportano bene, ma sanno anche di aver commesso degli sbagli piuttosto importanti. Edgar ne è un esempio: gli rivolgerei volentieri un po' di parole piuttosto brutte, per poi ammettere che in realtà è perfettamente consapevole di non essere un santo e infatti, sul finale del libro, pagherà i suoi errori nel modo più caro.


Un altro particolare, è che non è un caso se ho scelto quella frase all'inizio: è Judith a parlare, e il suo è un character che è entrato di diritto tra i miei preferiti di questa storia. 

Questa ragazza racconta infatti la solitudine che ha caratterizzato tutta la sua vita. Ma in realtà, la solitudine di cui lei stessa parla, permea le esistenze di molti altri personaggi: la stessa Gwen che ha passato una vita intera a nascondersi a causa del suo potere, fatica ancora ad abituarsi alla presenza di Peter al suo fianco, pur essendo consapevole di amarlo e che lui tenga a lei in un modo così profondo da voler fare di tutto per non perderla (Peter è un patatino 😭).

La solitudine permea anche l'inatteso ospite di Villa Turner e lo stesso proprietario, Edgar: lui e Judith condividono un passato difficile che li avvicinerà più della stessa "missione" che li porta ad incontrarsi: la loro relazione ha bisogno di tempo per costruirsi e credo che ne avrà bisogno anche nei capitoli successivi.


Nel complesso, non voglio soffermarmi troppo sullo stile di Laura perché mi sono già espressa esaustivamente all'inizio. Quello su cui voglio concentrarmi adesso è sulle impressioni che questo libro mi ha lasciato e se, in un qualche modo, regga il confronto con il volume che lo ha preceduto.

Sarò sincera: uno dei motivi per cui ho rimandato l'acquisto e la lettura de La donna senza nome è stato perché ero attraversata da quella genuina "paura" che caratterizza chi ha amato profondamente un libro e teme che il suo seguito possa deluderlo o stravolgere ciò che più ho amato. Per me infatti, Il segreto della curatrice è un libro meraviglioso, al di là di quelle piccole sottigliezze che possano caratterizzare le sue imperfezioni.

La donna senza nome perciò, mi è piaciuto? 

Sì.

Mi è piaciuto tanto quanto Il segreto della curatrice?

No. 

Vi spiego anche perché: ero molto legata al primo volume di questa storia. Non lo trovavo soltanto un libro ben scritto e strutturato, ma mi ero proprio affezionata a tutto: personaggi, storia, sviluppo di trama, love interest. In questo secondo volume invece, preferivo seguire più le vicende di Villa Turner, piuttosto che quelle di Gwen e Peter, che non me ne vogliate eh, ho amato comunque.

Nel complesso credo che La donna senza nome sia un libro di passaggio e un ottimo seguito: non mi ha catturato come il primo volume, ma non ha certo diminuito il mio livello di interesse per tutta la storia.

Perciò ora resto in attesa dei seguiti e non vedo l'ora di proseguire!


Voto

4 stelline su 5



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