Recensione "Il cavaliere d'inverno" di Paullina Simons

Pagine: 697
Editore: BUR Rizzoli
Prezzo:  13 euro
Seguono: “Tatiana ed Alexander”, “Il giardino d’estate”

Trama
Russia, 1941: Tatiana è insieme ai genitori, al fratello gemello Pasha e alla sorella maggiore Dasha, quando alla radio viene dato l’annuncio dell’invasione da parte della Germania. Incaricata di fare rifornimento di cibo, avviene per strada il suo primo incontro con Alexander, un soldato. 
Nonostante fra i due si accenda un sentimento, appare chiaramente impossibile anche solo provare qualcosa, soprattutto quando scopriranno che Alexander aveva iniziato a frequentare, prima di conoscere Tatiana, la sorella di lei, Dasha.
La precarietà della guerra getta la famiglia di Tatiana nello sconforto, fino alla sua disgregazione. Toccherà a lei ben presto farsi carico di tutte le responsabilità, senza mancare mai però dell’aiuto di Alexander.  

“Shura tu sei le mie notti, i miei giorni, ogni mio pensiero. In un attimo sarai lontano e io sarò di nuovo integra. La mia vita continuerà e un giorno amerò qualcun altro. Ma ho perso per sempre la mia innocenza”
- "Il cavaliere d'Inverno", Paullina Simons

Recensione
Per Il cavaliere d’inverno di Paullina Simons ero sinceramente partita con molte aspettative, per questo, nel complesso, non manco di scrivere questa recensione con una punta di amarezza. 
Di recente, il mio amore per l’aspetto storico all’interno delle serie tv si è spostato anche ai libri, con l’acquisto del primo libro della serie Poldark (ambientata all’inizio della storia negli ultimi decenni del ‘700), di cui ho personalmente amato lo show televisivo; così come per l’acquisto di Victoria di Daisy Goodwin, di cui potete trovare anche la recensione qui sul blog. 
Per il libro di Paullina Simons ero partita con aspettative alte proprio perché desideravo da tempo leggerlo. Per il 75% la lettura mi aveva anche convinta: avendolo letto a metà febbraio, tra una pausa e l’altra dallo studio, mi portavo avanti leggendo poco alla volta. Così, quando ho terminato la sessione invernale, ho iniziato letteralmente a divorare pagine su pagine per sapere come sarebbe proseguita la storia.

Innegabilmente, uno dei punti saldi di questo libro, è l’approfondimento sul contesto storico. Nella Russia allo scoppio della seconda guerra mondiale, Paullina Simons ci conduce nella sua pienezza totale, dall’annuncio alla radio fino a descrivere la realtà di una Leningrado avvilita dagli stenti della guerra. L’autrice ci fa avvicinare tanto così a quegli orrori con la famiglia di Tatiana, la protagonista, che ne rimane profondamente colpita per la sua ostinazione a non voler allontanarsi da Leningrado e trovare un posto più sicuro da qualche altra parte. Tatiana stessa si immola per una famiglia a cui vuole bene, ma che non le riconosce niente, come se tutto quello che fa sia per forza un dovere e non un sacrificio. 
Lentamente assistiamo a scenari di precarietà, di egoismo, di malattia, di morte stessa. Sono così vividi che quasi sembra di averli davanti.

Altro punto forte del libro è la scrittura di Paullina Simons: è un dato oggettivo che il modo di scrivere di quest’autrice sia scorrevole, ma al tempo stesso attento a non tralasciare i dettagli. Almeno, per buona parte del libro, nonostante la storia d’amore sia una componente fondamentale del romanzo, non c’è spazio se non per raccontare della guerra e delle sue conseguenze sulla famiglia di Tatiana.

Dico che per il 75% del libro questa storia mi stesse piacendo, proprio perché ero certa che alla fine, al libro, avrei dato 4 stelline piene. Probabilmente avrei storto il naso di fronte all’istant love tra Tatiana ed Alexander, o al fatto che ci sono decisamente troppi cliché in questa storia d’amore (come per esempio il fatto che l’amore fra i due protagonisti sia impossibile, proprio perché Alexander prima di conoscere Tatiana aveva iniziato una relazione con Dasha, la sorella maggiore di lei), ma tutto sommato, se la storia avesse seguito l’andamento generale con cui si stava portando avanti, avrei sicuramente continuato anche con gli altri due libri che seguono Il cavaliere d’inverno. 

Il restante 25% del libro, almeno a mio avviso, non è in grado di stare al passo con la parte precedente. Per molti, molti capitoli, l’autrice si allontana dalla guerra ed è una scelta che posso perfettamente comprendere, ma il modo in cui ha lasciato procedere la relazione d’amore non mi è piaciuto. Non so cosa mi aspettassi e non intendo entrare troppo nello specifico, ma ad una certa ho iniziato ad averne abbastanza dell’idillio tra Tatiana ed Alexander. 

Collegandomi ai 2 protagonisti, sottolineo che non c’è stato un solo personaggio a cui io mi sia sentita veramente legata. Forse soltanto Anton, un amico d’infanzia della protagonista, ma è un personaggio che non riuscirei nemmeno a definire secondario, quasi di contorno, proprio perché non c’è mai stato veramente spazio per lui all’interno di questa storia. 
La famiglia di Tatiana è assolutamente uno degli aspetti che maggiormente ho odiato di questo libro. Mi aspettavo di trovarmi di fronte un nucleo sicuramente provato dalla realtà bellica, ma comunque unito; non una famiglia pronta ad addossare qualsiasi cosa o qualsiasi colpa sulla povera Tatiana. Ho provato un dolore profondo ogni volta che la protagonista veniva ingiustamente attaccata per qualcosa, o quando cercava inutilmente di essere all’altezza delle aspettative dei genitori. La stessa Dasha, la sorella maggiore che si afferma come la sua più grande amica, si rivela essere ancora più ingiusta e più egoista dei genitori stessi.
Tuttavia, nonostante abbia spesso provato pena per lei, non posso dire che il personaggio di Tatiana mi sia piaciuto. Il modo in cui si lascia vincere dalle accuse della famiglia, come se tutto questo fosse normale, mi ha sinceramente fatto saltare i nervi. Tra l’altro, il suo carattere infinitamente buono, non ha fatto altro che innervosirmi ancora di più, soprattutto nel momento in cui la guerra era nel suo pieno e il resto della sua famiglia si comportava in maniera tutt’altro che carina nei suoi confronti. 
Il momento in cui la cugina Marina va a prendere le razioni e torna a casa con metà del pane perché la restante parte l’ha mangiata durante il tragitto, poiché affamata, mi ha sinceramente fatto venire i brividi e un nervoso assurdo, visto che per tutto il tempo Tatiana non si era mai permessa di fare una cosa del genere alla sua famiglia, nonostante fosse lei stessa provata dai morsi della fame.
Anche Alexander, protagonista maschile della storia, non mi è mai piaciuto. Premetto che all’inizio lo apprezzavo abbastanza perché cercava di dare una svegliata a Tatiana, e perché la difendeva dalle ingiustizie del suo nucleo familiare, ma ad un certo punto la sua natura decisamente fin troppo irascibile non mi è piaciuta per niente.

Purtroppo non sono per nulla convinta a voler proseguire questa storia, nonostante il libro si sia concluso con un colpo di scena assurdo. Magari potrei riconsiderare l’idea tra qualche mese, ma al momento non sono per nulla spinta a proseguire le vicende dei 2 protagonisti.  

Voto
3 stelline su 5




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