Recensione "Blackstone Cross" di Esse A. Desiderio

Pagine: 451

Editore: Self-published

Prezzo: €15,08 (cartaceo); €2,99 (Kindle)

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Trama

A Blackstone Cross sembra di vivere in un simil Medioevo: le donne che vi abitano, però, sanno che tutto quello che le circonda va rispettato. A loro è impedita qualsiasi forma di indipendenza o qualunque cosa le aiuti a formare un pensiero proprio. 

Il loro unico fine deve essere soltanto quello di trovare marito, essere brave mogli e madri, e di tramandare l’eredità all’ennesima figlia femmina che non avrà mai il coraggio di spezzare il ciclo.

Nessuna donna, a Blackstone Cross, ha infatti il fegato di sfidare secoli e secoli di “tradizioni”: le poche che lo hanno fatto ci hanno rimesso con la propria vita.

In una città del genere, le apparenze sono importanti: Ada lo sa bene. Per questo si costringe a mantenere una maschera impeccabile, nonostante porti i capelli corti e a scuola circolino da tempo voci sulla sua omosessualità. Sa che è l’unica via che conosce per sopravvivere: fingere di essere quella che non è, per attuare la sua vendetta su chi le ha fatto del male, assieme a Kat e Hailee, le sue due migliori amiche. 

Le tre hanno fra le mani un oggetto potente: il Blackbook. All’apparenza innocuo, quel semplice quaderno contiene in realtà al suo interno i segreti dell’intera città, e le tre amiche sono pronte ad utilizzarlo per vendicarsi di coloro che le hanno sempre oppresse.

Ma non tutto va secondo i loro piani: il gioco pericoloso in cui si sono immischiate non è passato inosservato. C’è qualcuno che le ha notate, e per non vendere cara la pelle, Ada e le sue amiche saranno costretta a scendere a patti.  


“Volevano renderci remissive, pacate e sorridenti.

Ago e filo avrebbero lasciato le cicatrici sulle nostre labbra, perciò ci hanno zittite a suon di schiaffi.

E pur di non provare dolore, siamo rimaste in silenzio.

Non devono sospettare di aver fallito.

Non devono accorgersi che stiamo fingendo.”


Recensione

Seguo Esse già da un po’ su Instagram e adoro in particolare i suoi reel (parlare con lei in privato mi ha permesso di capirla di più e di conoscere meglio il suo libro): credo che il primo che io abbia visto sia stato quello in cui ironicamente prendeva in giro le protagoniste dei romanzi con tutti i loro stereotipi. Mi fece talmente tanto ridere che decisi di seguirla e da allora non mi perdo quasi mai un suo post.

Tra i suoi tanti reel scopro, per caso, dell’esistenza di un romanzo scritto da lei: mi è bastato guardare la copertina di Blackstone Cross per restarne conquistata all’istante. Per un’autrice che si autopubblica non è affatto un dettaglio da sottovalutare: c’è più lavoro, ancora più ricerca, e personalmente una copertina così bella non ha niente di meno rispetto a quelle di pubblicazioni di altre case editrici più importanti (anzi, oserei dire, che è pure più bella di alcuni volumi che ho visto in libreria!).

Ma ovviamente, un libro non si può giudicare soltanto da una copertina: dopo aver dato uno sguardo alla trama sapevo già che avrei ordinato questo romanzo.  


Non appena è arrivato a casa, ho iniziato subito a sfogliare e leggere le prime pagine. 

Mi ci è voluta una settimana, forse anche qualcosina di più per concludere questa storia, e sono contenta di essermi presa il mio tempo, perché, a mio avviso, non è una di quelle storie che si può leggere d’un fiato. Richiede del tempo per elaborare e riflettere. 

Tante e troppe volte, avrei voluto semplicemente lanciare il libro dall’altra parte della stanza per quanta rabbia provassi, forse al pari di quella di Ada (dico al pari perché, la protagonista di questo libro, è un po’ folle). 

Non saprei descrivere la mia esperienza di lettura in altra maniera: è un libro che mi ha consumata. L’ultima parte è stata l’unica che ho letto con avidità: ormai arrivata a 100 pagine dalla fine, sentivo l’esigenza di sapere come sarebbe andata a finire. Più procedevo in avanti, e più però mi sentivo schiacciata dal peso di quel che questa storia voleva raccontare; dal dolore, dalla violenza, dalle bugie e dalle ossessioni dei protagonisti.

Ho provato, a modo mio, a ricreare il look di una di loro: Kat. 

Ci somigliamo soltanto nell’aspetto fisico. In realtà, per il resto, non potrebbe essere più lontana da me. 

“È la più grande bugiarda che conosca.” 

Ada la descrive così. Mentre provavo a ricreare il suo personaggio, me la sono immaginata così: con una camicetta impeccabile, un'acconciatura perfetta e un sorriso amabile che usa per mentire. 


Ma la storia di queste tre ragazze non è unica nel suo genere. È la voce di tante altre che si somigliano: fatte di violenza, fisica e non; di odio, rabbia, apparenze celate alla meglio, e anche di dolore. Ogni donna, all’interno di questo romanzo è stata, è e sarà per sempre un’Ada Reed: mite, sottomessa, profondamente religiosa e ubbidiente. 

Ma Ada in realtà, sta solo fingendo. La sua, è solo una maschera.


Durante la lettura, mi si è accapponata la pelle in tanti momenti: mi auguro che Esse lo capisca, nel senso buono del termine. È riuscita davvero a colpirmi nel profondo. 

Uno dei primi dettagli ad avermi lasciata sotto shock è stata l’epoca in cui è ambientata il romanzo. Non so, immaginandomi una città così profondamente retrograda come Blackstone Cross, sul chi va là alla caccia della prossima strega, ero fortemente convinta che il romanzo fosse ambientato in epoca passata, forse in un simil Medioevo.

Non avevo capito perfettamente niente: quello che più fa impressione di questa storia, è che la voce di Ada Reed diventa anche la nostra, quella di tante altre donne che, ancora oggi, sono costrette a stare zitte, o non vengono credute, o trattate al pari di un oggetto. Mi ha fatto male, perché la realtà di Blackstone Cross non è così lontana da quella in cui viviamo e sinceramente, fa proprio schifo.

Un altro tratto impressionante, è stato poi mettere a paragone la città con quella di Clearwick, da sempre acerrima nemica di Blackstone Cross: è come se Clearwick rappresentasse un’altra faccia del mondo, un luogo dove tutti possono trovare il loro spazio. 

In realtà, però, Clearwick è tutt’altro che utopica: Ada sa che ovunque andrà, si sentirà sempre fuori posto. Sarà la ragazza di Blackstone Cross per sempre. Nonostante cerchi di scrollarsi di dosso la sua vecchia vita.


I personaggi di questa storia sono quanto di più interessante possiate trovare: una volta tanto non sono perfetti o buoni fino all’inverosimile, ma anche vendicativi, spaventosi, crudeli e bugiardi. Ada, come personaggio, non potrebbe essere più lontana da me, ma niente mi ha impedito di empatizzare col suo dolore o con la sua rabbia feroce. Il suo comportamento è alquanto discutibile? Certo. Quello che fa è corretto? Assolutamente no. 

Ma chi può biasimarla? 

Come può, una città tanto malata, sessista, corrotta, e retrograda come Blackstone Cross non farla impazzire? Come può non tentare di reagire con ogni mezzo, a quello che le sta attorno? 

Ada non si erge a paladina di nessun’altra donna, se non di se stessa. E questo ciò che la rende reale e credibile. Ada fa ciò che fa soltanto per se stessa e per pochi eletti a cui tiene davvero, non lo fa in favore di nessuna causa.

Ada sta nguaiat, abbiamo spesso commentato scherzosamente io e Esse, parlando assieme della protagonista.


È una storia fatta anche di ossessioni, quella di Blackstone Cross: non c’è spazio per uno squarcio di luce in questo libro. A partire dall’ossessione di Ada per una ragazza, Coco Brandì, che lei idealizza raggiungendo livelli spaventosi; passando per le motivazioni che spingono Mackenzie – aka, il piromane, come l’ho soprannominato scherzosamente io durante la lettura – ad allearsi con la protagonista e le sue più care amiche, Kat e Hailee; arrivando poi all’ossessione che permea Blackstone Cross nel sottomettere le donne; o ancora per quelle famiglie che sembrano persino sfuggire al potere della città, anche se fino ad un certo punto. 

Il capitolo con il background di Kat, secondo me, è uno dei più interessanti: e quella che all’apparenza potrebbe sembrare una famiglia perfetta ed unita, - quella che Ada ha tanto idealizzato – in realtà non è altro che il riflesso di un’altra bugia. L’ennesima, che caratterizza questa storia.  

Il libro sviluppa secondo me per bene tutti i temi che aveva in mente. È una storia cruda, quindi aspettatevi un linguaggio piuttosto secco e tagliente, perché niente vi addolcirà la pillola. 

* * * 

Premetto che il libro non è perfetto, ma, nonostante i difetti, per me merita le cinque stelle totali. Tuttavia, qualcosa voglio comunque dirla e ho avuto modo di parlarne anche con Esse in privato. 

Il suo stile è senz’altro bello e mi ha ricordato molto quello di una scrittrice che tanto amo, Valentina D’Urbano. Adattato all’atmosfera cupa e cruda della narrazione, vorrei comunque sottolineare un piccolo appunto: magari le descrizioni potrebbero essere un po’ sfoltite, perché molto spesso le ho trovate ridondanti e poteva essere detto tutto, secondo me, usando un po’ meno parole.

Altro particolare che non mi ha convinta è il Blackbook, ma forse questo è stato un mio problema di comprensione: credevo sarebbe stato un oggetto più importante per la trama, ma compare soltanto all’inizio, a sprazzi durante la narrazione e poi sul finale. Quel quaderno è un misto tra il blog di GG e un Death Note: insomma, può ammazzare semplicemente raccontando i fatti degli altri. Perché, a Blackstone Cross, il peso di certi segreti può davvero uccidere. 


E poi, parliamo dell’epilogo. Esse lo sa, per quanto io lo trovi coerente sia con tutte le vicende che per come è fatta Ada, ancora non riesco ad accettarlo. Il finale non lascia, secondo me, spazio ad un secondo libro (se è quello che stavate aspettando di sapere) e io direi che va bene così: personalmente Ada non aveva alcun intenzione di salvare il mondo, se non se stessa o le persone a cui voleva bene.

C’è un passaggio di questo libro che vorrei riportarvi in questa recensione perché mi ha fatto venire le lacrime agli occhi:


“[...] Ricordo la bambina che non poteva giocare, correre, saltare. La bambina a cui era vietato uscire, per non disfare la pettinatura, e doveva stare al suo posto per non macchiare il vestito. Penso a lei ogni volta che sto per rinunciare al metro successivo, coi respiri mozzati in gola, il cuore che pulsa così veloce da non riuscire a sopportarlo e le gambe tese nell’aria.”


Ci tengo a concludere facendo i miei complimenti all’autrice, perché un altro punto di forza del suo libro è proprio lei stessa: ho avuto la fortuna di incontrarla dal vivo e di chiacchierarci anche in privato, e ad oggi, se lei me lo permetterà, la definirei anche mia amica. Vi assicuro che è super disponibile ad ascoltare ogni vostro parere, sia per quanto riguarda gli aspetti positivi, che quelli negativi; accogliendo ogni critica costruttiva come un consiglio per migliorare. 

Le auguro una carriera bellissima e ricca di soddisfazioni. 


Voto

5 stelline su 5


Nel frattempo, voi fatemi sapere qui sotto se conoscevate questo libro o se lo leggerete.

A presto!


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