Recensione "Iron Flowers" di Tracy Banghart

Genere: distopico

Pagine: 380

Editore: DeA Planeti Libri

Prezzo: €15,90 (copertina rigida); €10,90 (copertina flessibile); €1,99 (Kindle)


Serina e Nomi sono sorelle, ma non potrebbero essere più diverse: la prima, dolce, gentile e remissiva; la seconda, indomita, ribelle e insofferente della condizione sottomessa a cui sono sottoposte le donne del suo mondo.

È alla corte dell'Erede che però le cose prendono una piega completamente inaspettata: Serina, che era stata fino a quel momento istruita per diventare una delle future Grazie, finisce per diventare l'ancella di sua sorella Nomi, che è stata invece scelta al posto suo. 

Ma non è finita qui: tempo zero, e Serina viene beccata con un libro in mano e spedita a Monte Rovina, con l'accusa di aver imparato a leggere quando in realtà alle donne è proibito. 

In realtà, nessuno sa che si sia assunta una colpa non sua, che non è lei quella a saper leggere, ma sua sorella Nomi, che ha rubato precedentemente quel libro dalla biblioteca di Corte. Così per le due sorelle si aprono due strade del tutto inaspettate: Nomi, che si prepara a diventare una Grazia, e Serina che deve invece prepararsi per sopravvivere a Monte Rovina.

Ma questo non fermerà mai le due sorelle nel lottare l'una per l'altra per riuscire a ricongiungersi.


"Quel che credo è che meritiamo più di questo" sussurrò in risposta. "Meritiamo di essere libere."

- Iron Flowers, Tracy Banghart


Ho sempre voluto leggere Iron Flowers soltanto a guardare la copertina, perché è oggettivamente bellissima. Purtroppo però, incorro sempre nel rischio che dietro una bella facciata, il libro finisca per deludermi: più volte mi è capitato di volermi prendere a librate perché avevo fatto un acquisto basandomi soltanto sulla bellezza della copertina, senza informarmi meglio in precedenza. 

Sono però super felice di dire che Iron Flowers non mi ha fatto venir voglia di prendermi a librate, anzi, ha praticamente fatto l'opposto: mi è piaciuto da morire. Dietro una bella copertina, anche il contenuto si è rivelato più che valido, più che buono.

L'ho amato.

Certo non è un libro perfetto, avrà i suoi difettucci e su molti aspetti mi è sembrato che si sia ispirato anche ad altri romanzi già notoriamente conosciuti, un po' come se ne avesse fatto un miscuglio all'interno di un calderone. Ma andiamo con ordine.


Il libro alterna le due facce completamente diverse delle vite di Nomi e Serina, due sorelle che non potrebbero essere più diverse e che per uno scherzo del destino finiscono per vivere l'una, la vita destinata dell'altra. Detto così sembra un po' brutto, soprattutto per la fine che fa Serina, a Monte Rovina, ma considerando il carattere della sorella Nomi, e il fatto che nel mondo creato dall'autrice le donne purtroppo non abbiano alcun diritto e che vengano accusate per molto poco (basti pensare che Serina viene condannata alla prigionia soltanto perché beccata con un libro in mano), Nomi avrebbe potuto fare quella fine lì se non fosse stata attenta ai suoi comportamenti e alle sue parole.

È impressionante vedere la differenza tra i due stili di vita, soprattutto perché l'autrice alterna i capitoli dedicandoli prima ad una sorella e poi all'altra, talvolta mi ha impressionato come cozzasse lo sfavillio della corte dell'Erede alle brutture e la violenza di Monte Rovina. 


All'inizio della storia ammetto che preferivo la parte dedicata a Serina e all'insidie di un destino che non meritava, soprattutto perché fra le due, per tutto il libro, è stata la sorella che ho preferito. È stato meraviglioso veder crescere questa protagonista in modo a dir poco esponenziale, vedere come fosse capace di trovare in sé una forza che non credeva di avere per sopravvivere ad una vita che non è una vita, a trovare il coraggio di reagire per se stessa e il futuro di molte altre donne che come lei condividono la prigionia non solo di Monte Rovina, ma anche della vita sottomessa che sono costrette ad affrontare.

Nomi è sempre stata snervante, non ci posso fare niente. Tra le due, all'inizio della storia, sembra quella più forte, ma in realtà a me ha sempre dato l'impressione di essere soltanto molto immatura ed ingenua. A dimostrazione di questo, basta leggere della sua vita come Grazia e di quello che combina per riuscire a ritrovare Serina... Tuttavia devo ammettere, che sin dalle prime pagine, ho fatto il tifo per lei e Malachi, nonostante lui non sia questo Mister Simpatia. C'è anche un po' di triangolo amoroso con il fratello di lui, Asa, ma in realtà è un triangolo amoroso che esiste in maniera piuttosto labile considerando che la preferenza di Nomi è palesemente evidente nella seconda parte del libro.


Per quanto io abbia amato Iron Flowers, devo fare qualche appunto su alcuni aspetti un po' così così su cui si poggia. Per quanto riguarda la vita di corte, dove l'Erede dovrà scegliere le Grazie che condivideranno con lui il resto della vita, mi ha ricordato un po' The Selection (premetto che non ho mai letto la serie, ma conosco di cosa parla, anche se lì si trattava di selezionare soltanto una tra le prescelte); mentre per quanto riguarda gli scontri violenti a Monte Rovina, dove le donne sono costrette a lottare per le razioni di cibo e offrono "spettacolo" ai militari senza scrupoli che le controllano, beh, mi ha ricordato palesemente Hunger Games, proprio perché alla fine ne resta soltanto una, o al massimo si può evitare una morte atroce con la resa, ma ciò condanna le donne in questione all'esilio dai loro gruppi e questo, nel caso di Monte Rovina, può essere pure peggio della morte.


Iron Flowers è un libro che però non posso non definire splendido. L'ho amato con tutto il mio cuore, tanto da finirlo in pochi giorni e spingendomi immediatamente ad ordinarne il seguito. È un inno alle donne a trovare il proprio coraggio, a non lasciarsi vincere da nessuno quando la volontà degli altri e il mondo che ci circonda non ci sta bene, a ricordarci quanto possiamo essere forti sia da sole, sia unendo le forze.


È un libro che consiglio per tutti questi motivi, per la scorrevolezza e la semplicità dello stile di Tracy Banghart, per la forza di Serina e anche quella di Nomi, per il bene che si vogliono queste due sorelle, che farebbero di tutto pur di rivedersi e sostenersi, per il messaggio che vuole lasciare. 


4 stelline su 5


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