Recensione "Il rumore dei tuoi passi" di Valentina D'Urbano

Pagine: 319
Editore: TEA – Longanesi
Prima edizione: giugno 2013
Prezzo: €10,00

Trama
La vita alla Fortezza è profondamente segnata dal degrado e dalla desolazione, schiacciata da una quotidianità ripetitiva di cui gli abitanti si lamentano, senza però fare nulla per migliorare la loro condizione. Anche Alfredo e Beatrice sono travolti da questa ciclicità e crescono in quel quartiere ruvido scannandosi come cani e gatti, ma senza mai riuscire a stare lontani l’uno dall’altra. Per questo, per il fatto che stiano sempre insieme, tutti hanno preso a chiamarli i “gemelli”.
La Fortezza però non farà sconti nemmeno a loro, coinvolgendoli nelle problematiche di far parte di una realtà tanto cruda: spietata come non mai, l’ombra del baratro sarà dietro l’angolo per uno dei due protagonisti, già profondamente provato da un’infanzia tutt’altro che semplice, e l’altro non potrà fare nulla per riuscire a tirarlo fuori dal buio. 

[…] Il rumore dei tuoi passi, il tuo odore che svanisce sul cuscino, la luce del giorno in cui mi hai lasciata sola.
- Il rumore dei tuoi passi, Valentina D’Urbano

Recensione
Avrei voluto raccontare già da tempo quel che questo libro ha significato per me. Con la recensione di Isola di neve avevo fatto già un passo in avanti, visto che con il suo ultimo romanzo, Valentina era riuscita ad arrivare al mio cuore allo stesso modo delle vicende della sua prima pubblicazione, se non addirittura di più. Eppure, tornare alla Fortezza e parlare di Alfredo e Beatrice mi è sempre risultato estremamente difficile.

Ho imparato, col tempo, che annovero diversi libri tra le mie letture preferite. Eppure, c'è un'ulteriore categoria da scindere, una sorta di "élite" speciale, quei titoli che, in un modo o nell'altro, hanno "cambiato" la mia vita. Il rumore dei tuoi passi, insieme ad Harry Potter ed altri pochissimi libri, rientra assolutamente tra quelle storie che hanno avuto un impatto fondamentale sulla sottoscritta.

Il rumore dei tuoi passi di Valentina D'Urbano, fra tutti, ha saputo rendersi assolutamente unico nel suo genere, rappresentando, quando avevo quindici anni, qualcosa che non avevo mai letto prima. Ricordo che quando entrai in libreria ero indecisa anche con un altro titolo, ma per qualche assurdo motivo non riuscivo a distogliere gli occhi dal romanzo dell'autrice romana, quasi come se fossi calamitata. Credo che a quell'epoca leggere un libro così non possa che avermi fatto bene: avere a che fare con qualcosa di così tanto lontano dalla mia zona di comfort mi permise di esplorare un'area in cui non tutte le storie possono avere un lieto fine, e che a volte forzarle le renderebbe incoerenti o inverosimili. Alla Fortezza non c'è spazio se non per la difficoltà reale dei suoi abitanti e per quelle vite che si ripetono ciclicamente di generazione in generazione, senza permettere un salto di qualità. 
Tutti si sono semplicemente arresi. 

Il primo capitolo si apre con quella che sarà la fine della storia. Le prime pagine preannunciano già una storia piena di rabbia, dolore, e andando avanti ci sarà anche qualche sprazzo di un'ipotetica speranza che i nostri protagonisti, purtroppo però, non vedranno manco dal binocolo. E io mi sono arrabbiata, ho sofferto, non riuscendo ad essere totalmente felice per i personaggi anche quando l'occasione si presentava. Sebbene Beatrice la detestassi con tutta me stessa per le decisioni spesso egoiste o per il carattere fin troppo irascibile e irreprensibile, alla fine quasi mi sono affezionata, quasi avrei voluto dirle che le cose si sarebbero sistemate nonostante tutto, soprattutto quando nessuno glielo diceva mai. 

Il rapporto tra lei e Alfredo è qualcosa che non oserei definire un'amicizia, ma proprio per niente. Forse sarebbe più corretto parlare di un legame, di un filo che li tiene uniti. Per quanto stiano spesso lì a scannarsi, a litigare, non possono fare a meno l'uno dell'altra, tant'è vero che tutti quelli che li conoscono li chiamano i "gemelli", nonostante non si somiglino per niente. Non parlo solo di fisicità, ma pure del carattere. Quel che si realizza alla fine del libro è che: Alfredo in un modo o nell'altro è buono, mentre Bea sa essere cattiva come il posto in cui entrambi vivono. Alfredo proviene da una famiglia a pezzi, Bea invece qualcuno su cui fare affidamento ce l'ha sempre avuto. 
Bea è forte, Alfredo no. 

“Ancora non lo sapevamo, ma tra noi sarebbe andata sempre così. Col tempo ce ne saremo resi conto. Non ci saremmo capiti mai.”
- “Il rumore dei tuoi passi”, Valentina D’Urbano

La Fortezza è un posto che inghiotte. È un luogo che Valentina D'Urbano descrive senza troppi fronzoli nelle sue brutture e cattiverie, con le sue frasi secche e spezzate. Gli abitanti si lamentano continuamente di un posto del genere eppure al tempo stesso, come già detto, non fanno nulla per cambiare la propria vita. Alfredo ne è già stato risucchiato da tempo e non riuscirà più ad uscirne, in una realtà che è stata troppo amara con lui sin da quando era bambino e che non gli ha mai concesso sconti. Beatrice invece, con tutta sé stessa, si sforza e riesce a sopravvivere, non si fa catturare. Eppure, nonostante dia una svolta alla propria esistenza, la Fortezza sarà sempre dentro di lei, se la trascinerà suo malgrado comunque, ovunque deciderà di andare. 

Non importa quanto si conosca già dall'inizio quel finale, non sarete pronti. Più che versare lacrime, questo libro mi ha lasciata a fissare il vuoto per mezz'ora con un magone in gola di cui non riuscivo a liberarmi. Eppure, talvolta senza speranza, negli anni ho letto e riletto quelle pagine, fino a consumarle, ad ingiallirle, come se potessi entrare alla Fortezza per cambiare il corso della storia, ma fossi totalmente invisibile ai personaggi per poter fare realmente qualcosa. È una storia che consiglio solo in periodi specifici perché non è una vicenda leggera da mandar giù, ma qualcosa di cui vi ingozzerete rapidamente alla prima lettura perché non ne avrete mai abbastanza e spererete fino alla fine di addolcire la pillola.

A Il rumore dei tuoi passi è seguito poi Alfredo, con cui la scrittrice ha raggiunto un punto più alto, raccontando la parte opposta a quella di Beatrice, e cioè quella più vulnerabile di Alfredo. Valentina torna ancora una volta dai gemelli, ma ci aiuta a scoprire di più sul passato di questo ragazzo che inevitabilmente lo trascinerà nel baratro, scavando nei suoi sentimenti, riempiendo quegli spazi che dal punto di vista di Beatrice non ci erano mai parsi chiari. Il finale lo conoscerete già, ma riprenderete comunque questo viaggio fino al punto di non ritorno, perché la voce di Alfredo ha comunque qualcosa di amaro ma pur sempre nuovo da raccontare. 
La storia di questi due personaggi alla Fortezza non ha mai smesso di stancarmi, anche se fa male: ogni tanto ho bisogno di rileggerla. 

Voto
4 stelline e mezzo su 5

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