Recensione serie TV "Tredici"




Trama

Adattamento del bestseller di Jay Asher, racconta di un timido liceale che riceve una scatola di nastri registrati da Hannah Baker, la ragazza per cui aveva una cotta e che si è tolta la vita. Ogni nastro è per una persona diversa e Hannah spiega a dodici persone il ruolo che hanno giocato nella sua morte dando tredici motivi per cui si è tolta la vita…


"I had all and then most of you, some and now none of you 
take me back to the night we met 
I don't know what I'm supposed to do, haunted by the ghost of you 
oh take me back to the night we met" 

- "The night we met", Lord Huron
(La canzone che Hannah e Clay ballano al ballo scolastico)


Recensione

Premetto che l’idea originale era quella di approcciarsi prima al romanzo, ma poi non ho resistito davanti il trailer della serie TV e alle numerosi opinioni positive. Così ho iniziato e terminato questo telefilm la settimana scorsa. 

Dopo aver visto le prime quattro puntate di fila, per quanto incuriosita ad andare avanti, ammetto di non avercela fatta a guardare più di due episodi al giorno. Non so se qualcuno sia stato del mio stesso avviso. Dopo le due puntate giornaliere ero lì lì per mettermi e guardarne un’altra, ma poi non ce la facevo. Avevo l’estremo bisogno di metabolizzare ciò che avevo appena visto: i temi della serie TV sono trattati con delicatezza e con rispetto, ma entrano in scena nella maniera più realistica possibile. Così tanto che a volte fa quasi impressione.

Se mi sento di consigliarla? Assolutamente sì. È una serie TV che va vista: forse con calma, per lasciare tempo alla propria mente di abituarsi al realismo con le quali sono trattate le tematiche, ma poi va vista fino in fondo. Altro consiglio che mi sento di fare è guardare la serie in lingua originale con i sottotitoli: fidatevi. Non è un problema di doppiaggio, è che a mio parere rende ancora di più la bravura dei giovani attori.

La trama è di per sé interessante. Si è spinti dalla curiosità di capire cosa centri Clay, un ragazzo assolutamente normale. Uno che se ne sta in un angolo, che non viene notato. Taciturno, di poche parole. Sembra che gli si faccia male anche a toccarlo con un dito. Si è tormentati dal pensiero di comprendere se quello che ha fatto sia stata la causa maggiore.

Clay è un ragazzo estremamente realistico. Un ragazzo che ha paura, un ragazzo che si chiude in sé stesso, un ragazzo che sbaglia, un ragazzo che prova a emergere nella vita sociale del liceo. Un ragazzo che ama, che si sente qualche volta incompreso dai genitori. L’attore è il bravissimo e giovanissimo Dylan Minnette, che io ho trovato estremamente azzeccato per il ruolo da protagonista. 

Hannah è interpretata da un altrettanto giovanissima e valida Katherine Langford. All’inizio mi pareva una ragazza che sapesse il fatto suo. Che sapesse come affrontare le difficoltà d’ogni giorno. Ma poi quella forza si è andata sgretolando sempre di più, puntata dopo puntata, scena dopo scena. Incredibile come una piccola cosa scaturisca conseguenze sempre più gravi, e il personaggio di Hannah ne è l’esempio lampante. È l’esatta dimostrazione di come certe azioni, o di come soltanto le parole possano influire tanto sulla fragilità di una persona. 

La vita alle superiori non è certo semplice. E non si parla solo dei problemi più comuni, come un brutto voto o di una nostra cotta che frequenta la sezione accanto la nostra classe. Qui si parla di come certe etichette possano influenzare il parere della gente e la reputazione di una persona. 

Per esempio c’è l’etichetta del figo a cui ruota attorno una cerchia di seguaci, una cerchia di cui molti vorrebbero farne parte. Per questo a volte si sta attenti a ciò che si dice, a ciò che si pensa, a ciò che potrebbero pensare gli altri in seguito a una determinata scelta. Non si vuole sbagliare, si vuole essere giusti. 

Anche Hannah aveva delle etichette. L’etichetta della ragazza facile, che non era per niente vera. Il bullismo che ne ha scaturito il semplice giro di voci infondate, che è partito con una battuta e si è concluso con qualcosa di estremamente grave. 

Lo stesso Clay si accorge d’aver sbagliato, ascoltando la voce di Hannah nelle cassette. Il rimorso per essere rimasto in silenzio in certe situazioni, per non aver fatto nulla per aiutarla. 

Ma torniamo alle cassette. A mano a mano che si va avanti, si conoscono meglio i personaggi della serie intera. Personaggi che hanno influito sulla fragilità di Hannah Baker, sulla sua decisione di togliersi la vita. 

In un modo o nell’altro ogni protagonista delle cassette è turbato da ciò che ha fatto. Qualcuno è palesemente pentito e riconosce di aver sbagliato. Altri no. Altri si ostinano a non voler accettare le parole di Hannah, mentono, e intralciano Clay. Perché lui sta diventando pericoloso, lui è diverso dagli altri delle cassette. Se ne rendono conto tutti, che Clay è probabile che non rimanga zitto. Hanno troppa paura della verità.

Conoscere i protagonisti delle cassette significa conoscere anche la loro storia. Avere a che fare con il loro carattere, con le loro fragilità. 

I temi della serie TV sono trattati con tutto il dovuto rispetto. Ma si presentano in maniera cruda e realistica. Il bullismo della semplice presa in giro fino a sfociare nella forma più grave e pesante. Lo stupro, lo stalking, la prepotenza di quelli che si sentono più importanti e più fighi di tutti e che pensano di averla vinta.

Gli adulti sono una parte fondamentale in tutta la storia. Adulti che danno consigli, adulti che anche loro sbagliano. 
In primis ci sono i genitori di Clay. Genitori apprensivi, genitori disponibili, genitori che offrono un sostegno al figlio, che non sempre viene accettato. 

Poi ci sono quelli di Hannah. Genitori di cui viene mostrato il prima e il dopo il suicidio della loro figlia. Nel prima sono una madre e un padre presenti per Hannah, disponibili a supportarla, che non le fanno pressioni di alcun tipo. Genitori che la sostengono per il futuro che verrà, che la spingono a inseguire il suo sogno. Nel dopo sono genitori distrutti, che non si spiegano il gesto tanto estremo di Hannah. Non riescono a capire come possano non essersi accorti di nulla. Non sanno dove hanno sbagliato, cercano ovunque indizi che possano portarli a capire cosa sia successo. Olivia e Andrew Baker non mollano, e ingaggiano una battaglia legale contro la scuola, dopo aver iniziato a intuire che la figlia possa essere stata vittima di bullismo al liceo. 

Poi ci sono altri genitori. Il padre di Alex, poliziotto nella vita, ma anche come genitore: sempre esigente, sempre a controllare la vita del figlio. 

Il padre di Jessica, padre militare anche lui severo, ma dolce e disponibile ad ascoltare i problemi della figlia.

I due padri di Courtney, genitori apprensivi e anche loro molto esigenti, che la ragazza cerca in tutti i modi di non deludere.

La madre di Zach, che si aspetta un certo comportamento dai figli, e che influisce più che mai sulle loro vite.

E infine cito la madre di Justin. Madre che ha tanti problemi. È più Justin a tratti a preoccuparsi di lei, anche se a volte desidera sparire dalla sua vita. Desidera una famiglia unita. Ma in fin dei conti, quale adolescente non desidera una famiglia unita?

Anche altri adulti hanno ruoli importanti e d’impatto all’interno della serie. E in particolar modo la professoressa di Clay e Hannah, nota come Mrs. Bradley (che noi conosciamo anche come Lane in Gilmore Girls). Lo psicologo e il preside dell’istituto scolastico, di cui non sempre ho condiviso le opinioni e le scelte. A volte mi hanno dato l’impressione di cercare in tutti i modi di cancellare la storia di Hannah, e lo stesso Mr. Porter non ha certo dato il supporto giusto alla protagonista, in uno dei momenti cruciali della storia.

Per questo mi sento di dire che questa serie va vista. Innanzitutto per la maestria con cui è stata realizzata, ma anche e soprattutto per il contenuto e le riflessioni che offre. 

Il finale è un finale aperto, che quasi lascia intendere una seconda stagione: non si sa ancora se ce ne sarà una nuova. Ci sono tanti quesiti ancora irrisolti, alcuni fatti lasciati in sospeso. Solo Clay sembra aprirsi a una nuova vita. 





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