Recensione "La corte di nebbia e furia" di Sarah J. Maas

 

Titolo originale: “A court of mist and fury”

Pagine: 619

Editore: Mondadori

Data prima pubblicazione: 2016

Prezzo: €17,90 (copertina rigida); €9,99 (Kindle)


“Ero una superstite, ed ero forte.

Non sarei stata più debole o inerme. 

Non avrei più permesso a nessuno di spezzarmi, di addomesticarmi.”

"La corte di nebbia e furia", Sarah J. Maas


Recensione

Il mio mese di gennaio non è cominciato affatto bene per le letture, o almeno, questa è la mia opinione sul secondo volume della serie di Acotar, che dopo una lunga ed intensa riflessione, ho deciso di non voler più proseguire. Quello che ho detto sul primo libro resta tale, un buon volume con i suoi difetti, e La corte di nebbia e furia, mi aveva fatto ben sperare, considerando che nonostante le sue mancanze, avevo notato un miglioramento da un punto di vista stilistico, ma soprattutto un guizzo in più da un punto di vista della trama, con un’ambientazione del tutto diversa rispetto alla placida corte di Primavera del primo romanzo. Ricordo che all’inizio ero parecchio entusiasta di questo secondo capitolo, tant’è vero che non vedevo l’ora di fiondarmi a leggere per sapere cosa sarebbe successo nelle pagine successive. 

Per questo, non nascondo di scrivere questa recensione con un pizzico di delusione.


Sono arrivata alla conclusione di non voler più continuare la serie perché mi sono resa conto di non riuscire più a passar sopra ai difetti contenuti in entrambi i libri. Si vede che nello stile di Sarah J. Maas ci sia stato un netto miglioramento, tuttavia mi sono ritrovata a pensare che continui ad essere troppo ricco, con troppe metafore che spesso non mi convincono, mi rimanda sempre l’impressione di voler dimostrare di saper scrivere e gestire frasi zeppe di paroloni. Il punto è che il tutto cozza quando poi l’autrice si lascia andare ad epiteti tutt’altro che signorili all’interno del romanzo. 

Ovviamente, a tutto questo, non posso non considerare che l’edizione italiana abbia penalizzato tantissimo questa scrittrice: in Acotar avevo notato diversi refusi di scrittura, così come alcuni termini che non sembravano avere una traduzione propriamente adeguata perché suonavano strani alla lettura; stessa impressione che ho avuto anche ne La corte di nebbia e furia, quando più andavo avanti e più storcevo il naso di fronte a certe espressioni.

Un altro particolare che ho notato, è che in entrambi libri sono presenti parti di testo ridondanti di nulla, come se l’autrice sapesse di dover riempire cumuli e cumuli di spazi vuoti per arrivare a determinati punti della storia. Il punto è che, più e più volte, ero esasperata dalla lettura perché non succedeva praticamente niente. 


C’è stato un capitolo in particolare che mi ha fatto definitivamente dire basta. Giuro che non è il capitolo 55, prima che me lo chiediate 😂. Anzi, se sono andata avanti era proprio per leggerlo, visto che tutti ne parlavano. Le parti contenenti sesso esplicito sono l’ultimo dei miei problemi, ed ero preparata al tipo di scene presenti in entrambi i libri, quindi posso assicurarvi che non è quello il capitolo a cui faccio riferimento, proprio perché si trova molto prima del famoso 55esimo capitolo a cui tutti fanno cenno... 

Rhysand l’ho sempre trovato un personaggio nettamente più interessante di Tamlin, con più spessore e carattere, nonostante non mi avesse fatto particolarmente impazzire nella seconda parte de La corte di rose e spine. Tuttavia, sebbene riconosca che abbia maggiore profondità rispetto al suo antagonista, non sono riuscita ad entrare in empatia con lui, non mi sono per così dire innamorata, com’è capitato a molte altre persone. Nel capitolo a cui facevo riferimento prima, ho trovato tutta la sua pantomima con Feyre a dir poco assurda, tant’è vero che mi chiedevo se stessi davvero leggendo quella parte o se fosse il frutto di un’allucinazione dovuta alla stanchezza. 


Non sono entrata in empatia neanche con la restante parte dei personaggi che fanno il suo ingresso in questo volume, nonostante desiderassi davvero affezionarmi alla cerchia ristretta di Rhysand di cui tanto avevo sentito parlare. Non ho mai desiderato sapere di più su Cassian, Mor, Amren e Azriel proprio perché non ho mai avvertito alcuna sintonia, come se l’autrice non mi avesse dato modo di entrare davvero in contatto con questi nuovi personaggi. Li ho sempre percepiti come qualcosa di estremamente lontano. Questa ovviamente è soltanto una mia impressione personale perché non posso dire che Sarah J. Maas non abbia raccontato nulla di loro, anzi, ma nonostante questo non ho sentito alcun legame con loro. 


Feyre resta sempre un personaggio odioso a mio avviso, ma in Acomaf (e su questo alzo le mani, devo riconoscerlo all’autrice) c’è una buona introspezione su di lei, un’attenzione accurata ai traumi che le hanno lasciato gli eventi alla fine del primo volume, il dolore che lei riesce a trasformare in forza per tirarsi in piedi e affrontare la sua eterna vita con i suoi nuovi poteri. Forse Sarah J. Maas darà più spazio al lato Fae di Feyre nel nuovo romanzo, perché a parte alcuni momenti, assistiamo soltanto ad un assaggio di questi poteri. 


E poi... un libro non può diventare interessante soltanto alle ultime battute. È quello che ho pensato mentre Sarah J. Maas arrivava alla fine fornendo un ottimo pretesto su cui basare il terzo volume. Tuttavia, anche se a questo punto concludere la trilogia non sarebbe una cosa insensata, non vorrei comunque spendere altri 18 euro per un libro che sinceramente, forse, non mi convincerà al 100%. Andrò un po’ in giro su internet per spoilerarmi cosa succede ne La corte di Ali e Rovina, proprio perché preferisco dedicare il mio tempo a letture che possano piacermi di più. 


Do tre stelline all’intero libro, perché non è terribile, ho letto di peggio, ma sono delusa e più di questo non merita. 

Sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo libro. A voi è piaciuto?


Voto

3 stelline su 5


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